L'UOMO SENZA PAURA

 

N° 57

 

LA LEGGE DELLA PAURA

 

(PARTE SETTIMA)

 

 

PAURA ALLA PRIGIONE

 

Di Carlo Monni

 

1.

 

 

            Il Centro Metropolitano di Detenzione di Brooklyn serve perlopiù a custodire detenuti in attesa di giudizio dinanzi alla Corte Federale del Distretto Orientale dello Stato di New York, ma occasionalmente ospita anche qualche detenuto che deve comparire dinanzi alla Corte del Distretto Sud che ha competenza su Manhattan. È il caso dell’uomo dai capelli bianchi di cica 40 anni che è in fila con altri detenuti quando sente una lama premere all’altezza delle reni.

            Alan Fagan è quello che viene definito un supercriminale in costume, ma non è considerato particolarmente pericoloso: senza il suo costume ed il suo gas della paura, si afferma, è solo un uomo come gli altri. È un errore che qualcuno pagherà caro.

-Con i saluti di tua figlia, buffone.- sussurra l’uomo alle sue spalle.

            Con rapidità insospettata Fagan si volta di scatto e gli afferra il polso torcendoglielo, poi gli sferra una ginocchiata alle parti basse ed infine lo colpisce di taglio al mento.

-Chi sarebbe il buffone?- chiede retoricamente facendo un sogghigno.

           

            Se il viaggio a San Francisco lo abbiamo fatto in incognito, quello di ritorno lo facciamo nei panni di Devil e della Vedova Nera in un volo federale di trasporto prigionieri che riporta a New York Ariel Tremmore, alias Shock, la figlia illegittima di Alan Fagan. Non pensavo davvero di ritrovarla a San Francisco ma non mi lamento di certo. Ancora non so se potrà davvero aiutare il mio alter ego Matt Murdock a scagionare Fagan dall’accusa di essere il Mister Fear che ha terrorizzato la Grande Mela e derubato la Federal Reserve Bank,[1] ma almeno finirà in carcere per quello che ha fatto a Dakota North[2] e già questo basterebbe a giustificare la sua cattura.

Ci sono voluti un paio di giorni per ottenere da un giudice un ordine di trasferimento di Ariel a New York e né io né Natasha siamo rimasti con le mani in mano nel frattempo[3] ma non ho ancora trovato un serio indizio su Mister Fear: gli scagnozzi che aveva reclutato a San Francisco erano solo bassa manovalanza e il Signore del Crimine, chiunque ci sia sotto la sua maschera, rimane intoccabile dalla legge.

            Mentre faccio queste riflessioni, il cellulare che porto nella cintura squilla. Riconosco il numero, è Foggy.

            Sotto lo sguardo incuriosito degli U.S. Marshals che scortano Ariel Tremmore rispondo:

<<Dove sei Matt?>> mi chiede il mio vecchio amico. C’è una nota di evidente preoccupazione nella sua voce.

-In volo da San Francisco.- rispondo –Saremo al J.F.K tra…-

-… venti minuti.- risponde uno dei Marshals ed io giro la risposta a Foggy e poi gli chiedo:

-Che sta succedendo?-

<<Una rivolta al carcere federale di Brooklyn. Pare la capeggi Alan Fagan e Kathy Malper è tenuta in ostaggio.>>

-Troviamoci all’aeroporto.-

            Terminata la conversazione, riferisco il tutto a Natasha e lei risponde come potevo aspettarmi:

-Vengo con te, non si discute.-

            Una risata viene dalla prigioniera.

-E così il mio paparino non smette di combinare guai, vedo.- dice sogghignando - Peccato speravo di ricevere la notizia che era finito all’obitorio, ma dovrò accontentarmi… per ora.-

-Tu sai qualcosa di questa storia?- chiede brusca la Vedova Nera

-Chissà…- ribatte Ariel -…mi appello al quinto emendamento.-

            Il suo battito è accelerato sia pure di poco. Sa qualcosa. Quell’accenno a sperare di vedere il padre in obitorio… poco importa, non dirà niente che potrebbe aiutarci.

            Adesso devo pensare alla situazione alla prigione: il mio cliente sta capeggiando una rivolta carceraria e tiene in ostaggio una mia amica. Perché devo sempre finire in situazioni così intricate?

 

            Mi chiamo Ben Urich e sono un giornalista, ma questo dovreste saperlo già. Sono uno di quegli oscuri eroi che tengono informato il pubblico. Non ho contribuito a far dimettere un Presidente degli Stati Uniti ma ho fatto la mia parte nell’impedire l’elezione di un sindaco corrotto e colluso con la malavita organizzata. Ah… ho anche la spiccata tendenza a ficcarmi in situazioni in cui la mia vita finisce in serio pericolo e spero tanto che non accada anche questa volta. Lo spero anche per la ragazza che mi accompagna: Candace Nelson sembra una ragazzina appena uscita dal liceo, ma non fatevi ingannare dal suo aspetto: è una ragazza molto tenace, laureata a pieni voti in giornalismo, esperta di computer e di teorie della cospirazione, cosa che una volta l’ha fatta finire nella lista nera del F.B.I. per tacere del fatto che hanno più volte cercato di ucciderla o rapirla. Eh sì… non sono il solo che ha la specialità di cacciarsi nei guai.

            Candace è anche la sorella minore del Procuratore degli Stati Uniti del Distretto Sud dello Stato di New York Franklin Nelson e questo non guasta se si vuol fare il reporter investigativo.

            Un vecchio boss in pensione, Eric Slaughter, mi ha detto che avrei fatto bene a trovarmi nei pressi del Carcere Federale di Brooklyn se volevo uno scoop su Alan Fagan. Stavo appunto venendo qui quando ho sentito alla radio la notizia della rivolta. Come faceva a saperlo Slaughter? E quanto ne sapeva? La risposta è dietro quelle mura e devo trovare un modo per averla in tempo per l’edizione pomeridiana del Daily Bugle.

            Cerchiamo di avvicinarci ma degli agenti federali ci bloccano.

-Sono la sorella del procuratore Nelson.- prova a dire Candace.

.-Per me può essere anche la figlia del Presidente…- ribatte un agente -…ma senza autorizzazione qui non passa nessuno.-

            In quel momento ecco arrivare un’auto che si ferma bruscamente e da cui scendono Foggy Nelson, Devil e la Vedova Nera.

            Ricordate quando ho detto che speravo che non ci sarebbero stati guai seri? Beh… scordatevelo, ora sono certo che stanno per arrivare.

 

 

2.

 

 

            Dalla folla si stacca una donna: passo svelto e determinato, buon profumo, che si rivolge a Foggy senza preamboli:

-Che ci fai qui, Nelson? Questa è la mia zona.-

-Ma il prigioniero che ha creato il guaio è mio.- ribatte Foggy –E tra gli ostaggi c’è una dei migliori avvocati del mio ufficio.-

Non ho mai incontrato Laura E. Larrabee, la donna a capo della Procura degli Stati Uniti per il Distretto Est dello Stato di New York, che ha giurisdizione anche su Brooklyn, se non fuggevolmente a qualche convention di avvocati ma mi hanno parlato bene di lei.

-Questo mi può star bene, Nelson.- ammette la Procuratrice –Ma che ci fanno qui loro?- capisco che sta indicando me e Natasha –I buffoni in costume non li ho mai sopportati e mi sono bastati Ghost Rider e l’Uomo Ragno a darmi preoccupazioni.-

A me sembra che le abbiano cavato un bel po’ di castagne dal fuoco in passato.- puntualizza Natasha. -Devil e la Vedova Nera possono esserci utili.- conferma Foggy -Con il loro… addestramento possono entrare non visti nella struttura e bloccare i rivoltosi senza far male agli ostaggi.-

-Cosa che avverrebbe sicuramente se provaste a fare un’irruzione. - insiste la Vedova.

-Ci faccia provare.- aggiungo io –Ha tutto da guadagnare e nulla da perdere dopotutto.-

            Per uno con i miei ipersensi è facile percepire i segni delle sue riflessioni, le piccole variazioni dei suoi segni vitali, poi la donna davanti a me dice:

-E va bene, provate. Del resto, potrei fermarvi?-

-No, non lo potrebbe.- replico gentilmente.

-E allora che aspettate?-

            Ma io e Natasha siamo già spariti. Al mio superudito giungono le ultime parole della donna:

-Che razza di modi.-

-Abituati, Laura…- è la voce di Foggy -… con me lo fanno sempre.-

 

            Ho appena visto Devil fare il suo numero di sparizione assieme alla Vedova Nera quando Candace riesce finalmente ad attirare l’attenzione di suo fratello.

-Ehi, Foggy.-

-Candace… che ci fate qui tu e Urich?-

-Mai sentito parlare di libera stampa, Procuratore?- ribatto.

-Allora, fratellone… insiste Candace -… cosa sta succedendo. C’è stata un’evasione? È morto qualcuno nella rivolta?

            Nelson sospira e alza le braccia al cielo.

-Per carità, Candace, non mettertici anche tu adesso, la situazione è già abbastanza complicata.-

-C’è di mezzo Alan Fagan, vero?- chiedo –È vero che hanno tentato di ucciderlo?-

-E tu che ne sai, Ben?-

-Ho i miei informatori.-

            Prima che possa solo pensare ad aggiungere altro sento alle mie spalle una voce ben nota:

-Foggy!-

            Mi volto e devo ammettere di essere stupito: davanti a me con passo fermo e con in pugno il suo bastone bianco a sondare il terreno avanza Matt Murdock. Evidentemente non è entrato nel carcere nei panni di Devil ma ha recuperato da chissà dove degli abiti civili ed è tornato indietro.

-Matt, cosa ci fai qui?- esclama Nelson, ma il suo stupore è decisamente finto, almeno per me.

-Là dentro c’è un mio cliente, l’hai dimenticato?- replica Matt, poi si ferma e senza voltare la testa dice –Ciao, Ben, ciao Candace, non sono molto sorpreso di trovarvi qui.-

-Mi ha tradito il mio dopobarba?- chiedo.

-Quello e l’odore di sigaretta sui tuoi abiti. Credevo che avessi smesso Ben.-

-Ci sto provando.- ammetto.

-Quando a Candace, non confonderei il suo profumo con quello di nessun’altra.-

-Grazie Matt.-

-Se avete finito coi convenevoli…- interviene Laura Larrabee -… potrei sapere che ci fa qui, avvocato Murdock?

-Molto semplice: sono l’avvocato di Alan Fagan e voglio provare a farlo ragionare prima che sia troppo tardi.-

-Non se ne parla nemmeno.- ribatte la donna –Non manderò un cieco in mezzo ad un branco di delinquenti armati.-

-Io sono l’unico che può far ragionare Fagan e lei lo sa.- replica Matt –Non è la prima volta che mi trovo in mezzo ad una rivolta in una prigione.[4] Me la caverò anche stavolta e poi ci saranno Devil e la Vedova Nera a guardarmi le spalle.-

-È stato Devil ad avvertirla, non è vero?- esclama la Larrabee.

-La pensi come vuole. Io adesso entro, dovrà far usare la forza ai suoi agenti se vuole fermarmi, se la sente?-

            Laura Larrabee si rivolge a Foggy:

-Tu che ne pensi, Franklin? È il tuo ex socio, in fondo.-

-Non sarà un ostaggio in più o in meno a fare la differenza.- risponde Foggy –E se davvero Matt convincesse i reclusi ad arrendersi, allora ci risparmieremmo un bagno di sangue.-

-E va bene, ma non mi piace.-

            Matt sta giocando una partita molto azzardata e spero che gli vada bene ma il rischio è davvero grosso. Sussurro:

-Buona fortuna, diavolo.-

            Lui si volta ed accenna un sorriso, poi si dirige sicuro verso l’edificio ed in breve è scomparso oltre le porte.

 

            Era stato un azzardo per Alan Fagan provocare la rissa ed approfittarne per strappare ad una guardia le chiavi ed isolare l’intero piano. Il passo successivo era stato convincere i suoi compagni a collaborare ma quello era stato facile. Il difficile sarebbe stato uscire di lì ma su questo sta lavorando e conta anche su alcuni alleati di prim’ordine. Non può restare in prigione più a lungo, eventuali killers possono raggiungerlo facilmente, ne ha avuto la dimostrazione. Ha provato a giocare secondo le regole, ma ora è il caso di provare un approccio differente.

            La donna davanti a lui cerca di non sembrare spaventata, la sua voce ha un timbro sicuro:

-Non ce la farai mai, Fagan. Può solo finire male per tutti voi.-

-Non ci conterei troppo, avvocato Malper, io credo, invece, che ci siano ottime probabilità di uscirne bene per tutti noi.-

-Non contare troppo sul fatto di averci come ostaggi.- replica Katherine Malper, Capo della Divisone Penale della Procura degli Stati Uniti per il Distretto Sud dello Stato di New York –Questo non fermerà a lungo i reparti speciali.-

-Lo vedremo miss Malper, lo vedremo.-

-Ehi, Fagan…-lo interrompe uno dei detenuti -… all’ingresso c’è un tuo vecchio amico che dice di volerti parlare, lo facciamo entrare?-

            Fagan si avvicina ad uno dei monitor della sala di controllo. Sullo schermo il volto familiare di Matt Murdock.

-Ma guarda!- esclama Fagan –Il mio avvocato. Chissà cosa vuole? Che ne dici, Benjamin, lo facciamo entrare? Dopotutto, se non sbaglio lo conosci bene anche tu.-

-Fa come ti pare, Fagan.- risponde l’altro –Ma sta attento.-

-Ah… io sto sempre attento con lui. Mio zio Larry[5] mi ha lasciato in eredità degli appunti molto interessanti sul suo conto… davvero molto interessanti. Su, apritegli le porte, ma se prova ad entrare qualcun altro, freddatelo senza pietà.-

 

 

3.

 

 

            Varco l’ingresso del centro di detenzione federale e sento le porte chiudersi dietro di me. Sono solo, l’androne è buio, ma per me non fa la minima differenza ovviamente. Avanzo agitando davanti a me il bastone come farebbe ogni bravo cieco. Forse Fagan non ci cascherà, forse sa che sono Devil e starà attento. Non fa molta differenza se riesco a distrarlo abbastanza a lungo.

            Sento arrivare due uomini che si fermano davanti a me.

-Ci segua avvocato.- ordinano bruschi.

            Obbedisco, dopotutto voglio che mi portino da Fagan. Mentre cammino sento il lieve suono di un battito cardiaco inconfondibile unito ad un odore altrettanto unico. Lei è già qui, sapevo di poterci contare.

            Mi sbattono in una sala. Dai suoni e dagli odori capisco che è la sala controllo. C’è diversa gente, detenuti ed ostaggi. Sento chiaramente i segni della paura, del nervosismo e dell’ostilità. Una pentola a pressione pronta a scoppiare.

            Riconosco un battito particolare, seguito da una voce che conosco bene:

-Murdock… che ci fai qui?-

-Kathy Malper, sei tu?- ribatto -Stai bene?-

-Non mi hanno fatto niente… ancora… se è questo che intendi.-

-E nessuno gliene farà, miss Malper, glielo garantisco.- interviene Fagan –Sempre che faccia la brava s’intendo e che quelli là fuori non facciano qualche stupidaggine.-

            Kathy mi stringe la mano.

-Hai fatto una stupidaggine Matt… ora hanno prigioniero anche te.-

-Ha ragione, avvocato.- aggiunge Fagan –Cosa speravi di ottenere con questa iniziativa?-

-Farti ragionare, Fagan.- rispondo –Non riuscirai mai a fuggire da qui ma se ti arrendi senza far male agli ostaggi, farò in modo che le conseguenze siano minime e poi posso ancora farti assolvere nel tuo processo.-

-Sai che guadagno: eviterò una condanna federale solo per trascorrere i prossimi dieci anni in un carcere statale per i miei vecchi crimini.-

-Dieci anni sono meglio dell’iniezione letale.- ribatto.

-Ma sono sempre troppi. No, non resterò in gabbia ad a aspettare che quella balorda di mia figlia trovi qualcuno più in gamba per i suoi lavoretti sporchi.-

-Non lo convincerai mai, Matt.- interviene Kathy.

-Ma devo provarci.-

-Ah… sei un vero testone irlandese, vero avvocato?-

            Quella voce… so a chi appartiene. Mi volto istintivamente ed esclamo:

-Bullseye!-

-Qui lo hanno registrato come Benjamin Poindexter.-  dice Fagan –a quanto sento dal tuo tono di voce, Murdock, non ti è molto simpatico.-

-Devi capire il nostro caro avvocato…- interviene Bullseye con tono di scherno -… dopotutto ho ucciso il grande amore della sua vita… anzi ne ho uccisi due a dire il vero e non capisco perché se la prenda tanto per la seconda: dopotutto non era che un ex pornoattrice tossica e fallita.-

            A sentire quelle parole su Karen Page perdo il controllo e faccio per avventarmi su di lui sibilando:

-Maledetto!-

            Bullseye mi blocca i polsi.

-Mi deludi, avvocato.- mi dice –Perdere così il controllo non è proprio da te. Davvero ci tenevi alla biondina eh?-

            Potrei liberarmi facilmente e lui lo sa ma butterei alle ortiche la mia copertura… anche se ne varrebbe la pena. Mio Dio, vorrei vederlo morto e mi odio per questo. Abbasso le braccia e stringo le mani sul mio bastone come se volessi spezzarlo.

-Matt…- la vice di Kathy Malper mi riporta alla realtà –Ti senti bene, Matt?-

            Bene? Posso sentirmi bene nella stessa stanza con Bullseye? Mi libererò mai di lui una volta per tutte?

            Faccio un lungo respiro e rispondo.

-Sì… credo di sì.-

            Mi rivolgo a Fagan di nuovo:

-Come puoi solo pensare di riuscire a fuggire? Non hai alcuna speranza.-

-Ho molto più di una speranza, ho un’arma segreta.-

-Cosa? Che arma? Di che parli?-

-Te lo mostrerò… oh scusa, dimenticavo che non puoi vedere. Ebenezer, vieni qua.-

            L’uomo che avanza è magro e alto, il suo battito è pesante e irregolare e il suo odore… non ho mai sentito nulla di simile, trasuda… paura.

-Matt Murdock, ti presento Ebenezer Laughton ma forse tu lo conosci meglio col nome di Spaventapasseri.-

            Lo Spaventapasseri, Dio Mio.

-Dopo essere stato condannato al manicomio giudiziario per quei rapimenti di bambini di qualche tempo fa,[6] è stato dimenticato qui dalla burocrazia carceraria in attesa di essere trasferito all’Istituto Ravenscroft.- continua a spiegare Fagan –Una vera fortuna per me. Sai qual è una caratteristica del buon Ebenezer? È in grado di produrre spontaneamente i feromoni della paura e far impazzire di terrore chiunque si trovi nel raggio di venti metri da lui. Sono convinto che con la giusta guida potrebbe imparare ad aumentare il raggio d’azione del suo potere… e io sono un maestro in fatto di paura.-

-Tu…- esclama Kathy –Tu non hai mai smesso di essere Mister Fear.-

-Se vuole un’ammissione di colpa, avvocato… ebbene non l’avrà mai.- Fagan si rivolge allo Spaventapasseri –Vieni Ebb… diamo una dimostrazione del tuo potere a quei fessi là fuori. Posso chiamarti Ebb, vero?-

-Sì, certo.- la voce dello Spaventapasseri è strana, coese come se fosse distante mille miglia da qui. C’è qualcosa in lui che mi ricorda un bambino spaventato. Non è responsabile delle sue azioni, è solo un’arma e Fagan è colui che la impugna. Deve essere fermato a qualunque costo. Al diavolo l’identità segreta.

            Improvvisamente la porta viene spalancata ed irrompe la Vedova Nera. Ottimo tempismo, Natasha.

-Scappate!- urla agli ostaggi -Li tengo a bada io.-

            Kathy Malper mi afferra per un braccio e mi trascina a fuori correndo.

-Vieni con me, Matt, stammi vicino.-

            Nella confusione mi è facile staccarmi da lei. Non è più il tempo di recitare la parte dell’inerme cieco: c’è bisogno di Devil.-

 

            Penetrare nel centro detentivo è stato facile per la Vedova Nera, dopotutto le prigioni sono studiate per impedire alla gente di uscire non di entrarvi. Facezie a parte, per una con il suo addestramento è stato ridicolmente facile entrare nella struttura e trovare il luogo che cercava. Liberarsi dei detenuti di guardia nei corridoi è stato ancor più facile, non si sono neppure accorti di cosa li ha colpiti. Quelli veramente pericolosi erano altrove, con gli ostaggi.

            Finalmente la Vedova giunge alla sala di controllo. Se tutto è andato bene, Matt è già lì. Non ha paura per lui, si dice: è perfettamente in grado di badare a se stesso, eppure sente il bisogno di agire in fretta. La porta non è sbarrata, basta un calcio ben piazzato per spalancarla.

-Scappate!- urla agli ostaggi -Li tengo a bada io.-

            Ha appena il tempo di vedere Matt uscire tenuto per mano da Kathy Malper, poi qualcuno le sferra un calcio allo stomaco che lei evita di misura.

-La Vedova Nera, che bella sorpresa.- le si rivolge l’uomo –Se ti faccio fuori potrò dire che sono specializzato nell’uccidere le donne di Devil.-

            La voce le è familiare. Chi è? Il suo viso e i capelli biondi rasati alla Marine non le dicono molto, porterà anche la tradizionale tuta arancione, ma non è un certo un detenuto comune. Ha un addestramento di prim’ordine, sa battersi al suo livello e a quello di Matt. Natasha conosce il suo sguardo: è quello di un assassino nato. Ma certo… sa chi è.

-Bullseye.- esclama.

-Ma che brava.- dice un tono divertito il suo avversario mentre continua a scagliarle addosso tutti gli oggetti che trova e Natasha li evita a stento –Sei in gamba Vedova, ma a me basta colpirti una volta sola e ci riuscirò vedrai. Fammi un favore, però, dopo che ti avrò ucciso, rimani morta.-

-Maledetto psicopatico.- urla la Vedova lanciandoglisi addosso –Hai spezzato il cuore di un uomo che mi è molto caro e te la farò pagare.-

            Bullseye la evita e la colpisce di taglio facendola cadere poi le balza addosso.

-La rabbia è sempre una cattiva consigliera, Vedova.- dice –Non te l’hanno insegnato alla scuola di spie? A me sì.- con la mano destra afferra una penna da un tavolo vicino e con la sinistra tira su la testa di Natasha strattonandola per i capelli –Dicono che ne uccide più la penna che la spada, vediamo quanto è vero.-

-Fermo.-

            Bullseye si volta e sulla soglia vede l’uomo che più odia al mondo: Devil.

 

            Lo Howard Stark Memorial Hospital deve il suo nome al padre di Anthony Stark ed è finanziato pressoché interamente dalla fondazione che porta il nome di sua madre Maria. Nelle sue sale lavorano alcuni tra i migliori medici della città di New York e della nazione intera. La donna di nome Dakota North vi è ricoverata da alcuni giorni dopo un fatale incontro con la supercriminale chiamata Shock. Un paio di giorni fa è uscita dallo stato catatonico in cui era piombata ma i medici hanno preferito mantenerla sedata la maggior parte del tempo. Fisicamente non ha niente, ma psicologicamente le cose possono essere diverse.

            L’uomo è uno psichiatra famoso, il suo nome è Beck ed è il primario dell’unità di psichiatria chiamato per un consulto.

-Il suo è un chiaro caso di stress postraumatico.- conclude –Visto che la causa del trauma è stata una superumana, potrebbe essere la candidata ideale di quel nuovo programma sperimentale che abbiamo appena messo su.-

-Se pensi che sia corretto, per me va bene.- replica il collega che l’ha chiamato.-

-Bene. Penserò io stesso ad organizzare tutto con la dottoressa Matsumoto.-

 

 

4.

 

 

            Quante volte ho vissuto questa scena: io e Bullseye l’uno di fronte all’altro. Ancora una volta si appresta ad uccidere una donna che mi è cara. Ho fallito con Elektra ed ho fallito con Karen ma stavolta non fallirò: lo fermerò.

            Senza mollare la presa si volta a guardarmi

-Sei arrivato, finalmente.- mi dice -Sapevo che non potevi essere scappato con la coda tra le gambe. Non sei il tipo.-

            Natasha approfitta della sua distrazione per sferrargli una testata e sbarazzarsi del suo peso.

            Io ne approfitto per fare una panoramica della stanza grazie ai miei sensi e scopro che.

-Fagan e lo Spaventapasseri sono spariti.-

-Valli a cercare allora.- mi dice Natasha –Lo Spaventapasseri è un pazzo pericoloso, non deve scappare.-

-Ma… Bullseye…-

-A lui penso io, vai.-

            Un solo attimo di esitazione, poi corro via. Natasha ha ragione. Se la caverà contro Bullseye… o almeno è quello che continuo a ripetermi.

 

            L’attesa è stata spaventosamente lunga, poi improvvisamente ecco apparire due uomini che indossano la divisa arancione dei carcerati. Uno è Fagan ma l’altro, un uomo alto e allampanato, chi è? Ho la sgradevole sensazione che dovrei conoscere la sua faccia.

-Fermi dove siete e mani sopra la testa.- l’ordine è venuto da un agente del F.B.I. ma Fagan sorride come se la cosa non lo riguardasse e si rivolge all’uomo alto:

-Ebb, amico mio, vuoi dare a questi signori una dimostrazione del tuo potere?-

-Come vuoi, Alan.-

            Alle mie spalle sento Foggy Nelson esclamare:

-Mio Dio, lo riconosco, è lo Spaventapasseri!-

            Sento Fagan ridere sguaiatamente mentre le prime ondate di panico mi avvolgono. Di quel che accade dopo non ricordo quasi niente… a parte la voce di Devil che urla:

-Fermo!-

            E la visione di una figura in tuta rossa che piomba sull’uomo alto rotolando con lui giù dai gradini.

 

            Bullseye sogghigna rivolto alla Vedova Nera:

-Di nuovo soli: cosa ti fa pensare che stavolta ti andrà meglio?-

-Perché sono determinata a romperti tutte le ossa.- replica Natasha Romanoff.

-Ci ha già pensato il tuo amichetto una volta e come vedi sono ancora qui, più forte di prima.-

-Mai io sono diversa da Devil… sono molto più spietata –

            Detto questo, la Vedova Nera spara uno dei sui Morsi di Vedova a media intensità ma Bullseye riesce a pararlo usando la gamba di una sedia rottasi durante la precedente colluttazione.

-Non è solo il tuo ragazzo che sa fare questi trucco. A dire il vero l’ho imparato osservando lui. Vediamo se tu sei brava ad evitare il mio improvvisato bastone.

            Bullseye lancia la sua arma che colpisce una vicina parete, rimbalza, una volta, due, poi piomba sulla schiena della Vedova. La superspia russa cade annaspando e Bullseye le si avvicina.

-E ora riprendiamo il discorso interrotto. Pensi che una penna possa traforarti l’occhio destro e bucarti il cervello?-

-Hai appena commesso un errore, idiota.- replica, sprezzante, Natasha.

-Cosa?- ribatte un perplesso Bullseye.

-Mi sei venuto troppo vicino.-

            Un colpo di Morso di Vedova coglie in pieno viso Bullseye che cade a terra urlando. Per soprannumero la Vedova Nera gli sferra un calcio.

-E ringrazia il cielo che non ti ho ucciso.- commenta.

 

 

5.

 

 

            Arriva come un’onda. Se non fossi stato preparato probabilmente non sarei riuscito a resistere ed anche così mi ci vuole tutta la mia concentrazione per non cedere al panico.

            Salto addosso allo Spaventapasseri e rotoliamo giù dalle scale. Grazie al mio addestramento riesco ad attutire l’impatto. Quanto al mio antagonista… è stato un contorsionista ed evidentemente conosce anche lui qualche trucco.

            Il suo cuore batte come un tamburo. Ammesso che l’avesse finora, sta perdendo completamente il controllo.

-Mi hai fatto male…- dice -… ora dovrò farne io te.-

            Sì, bravo, saltami addosso. Non pensare alla gente intorno e forse la presa del tuo potere si indebolirà. Evito il suo slancio e gli sferro un pugno. Lui atterra in piedi da acrobata consumato. Ok, non sarà facile, ma questo me l’aspettavo.

-Ti aprirò e vedrò cos’hai dentro.- mi dice con una voce inquietante e mi salta ancora addosso.

            Stavolta lo aspetto e lo afferro per i polsi. Mi scivola dalle mani come se le sue ossa non avessero consistenza. Dovevo aspettarmelo. Scivola sotto le mie gambe e da dietro mi sferra un calcio che evito a stento. Forse il suo cervello non è collegato con la realtà ma il suo corpo sa comunque cosa fare per puro istinto. Il mio vantaggio è che nessuno lo ha addestrato a combattere per sopravvivere e che è troppo schizzato per attivare coscientemente il suo potere su di me.

-Mi dispiace, Laughton, ma non mi lasci scelta.-

            Immagino che agli occhi di un osservatore il nostro potrebbe sembrare una specie di balletto ma non c’è divertimento in quel che faccio. Evito i colpi di Laughton e lo colpisco a mia volta un pugno… due.

            Se avessi il tempo ed il lusso di pensarci, mi fermerei a riflettere sul fatto che sto picchiando un uomo disturbato, uno che ha bisogno di essere aiutato non picchiato. Forse Natasha direbbe che ho il cuore tenero.

            Mi fermo solo quando capisco che è incosciente. Non può sentirmi quando gli dico:

-Mi dispiace.-

-Ben fatto… Devil.-

            La Vedova Nera è apparsa sulla soglia.

-Bullseye?- le chiedo.

-Svenuto e legato come un salame. Non scapperà.- risponde lei.

            Con Laughton svenuto l’effetto del suo potere della paura si dissipa e tutti coloro che stavano incontro al palazzo della prigione cominciano a riprendersi e si avvicinano. Gli ostaggi sono stati portati fuori da Natasha e sento il profumo di Kathy Malper.

-Tutto bene, miss Malper?- le chiedo.

-Non ti avevo detto di chiamarmi Kathy?- replica lei. Ha ritrovato il suo solito atteggiamento da dura, ma i suoi segni vitali mi dicono che è ancora scossa anche se non vuole darlo a vedere. Per questo sta flirtando con me, immagino.

            I poliziotti sono sciamati dentro per riprendere il controllo del centro detentivo. Ottimo.

            Sento arrivare Foggy e Laura Larrabee.

-Ottimo lavoro… ehm…. Devil.- mi dice il mio vecchio amico.

-Ma dov’è finito Fagan?- chiede Larrabee.

            Solo allora mi rendo conto di non sentire il battito di Fagan o qualsiasi altro segno della sua presenza. Ha approfittato della confusione e del panico in cui erano cadute le forze di polizia per scappare.

            Ce l’ha fatta, maledizione,

 

            F.B.I. ed F.B.S.A. riprendono facilmente il controllo del Centro di Detenzione. Privi dei loro capi i rivoltosi si arrendono senza problemi. Ebenezer Laughton, lo Spaventapasseri, è al sicuro in una cella imbottita in attesa di essere portato al Ravenscroft e speriamo che stavolta siano più solleciti a trasferirlo. Bullseye è nell’ala di massima sicurezza e può uscire dalla sua cella solo se bardato come Hannibal Lecter ne “Il silenzio degli innocenti”. Solo un uomo risulta mancante: Alan Fagan.

            L’auto che ha usato per fuggire viene ritrovata poco distante dal Ponte di Brooklyn. Nel bagagliaio l’uniforme arancione dei detenuti.

            Fagan potrebbe essere dovunque ormai ma le sue ricerche non cessano. Ci si potrebbe chiedere, però, se non servirà un colpo di fortuna per ricatturalo.

            Il giorno dopo la fuga di Fagan si perdono le tracce di Ariel Tremmore, la figlia di Fagan. Scompare nel tragitto dalla sua cella nel carcere cittadino noto come “le Tombe” al vicino tribunale dove doveva tenersi la prima udienza del suo processo per l’aggressione a Dakota North.

            In un ripostiglio vicino al corridoio di collegamento tra le Tombe e il tribunale vengono ritrovati i due agenti che dovevano accompagnarla e ad uno di essi è stata rubata la divisa. Non sono in grado di ricordare cos’è accaduto. Un testimone riferisce di aver visto un agente portare una donna, poi identificata proprio come Ariel Tremmore, su un’auto.

            È stato Fagan? Ha avuto l’audacia di introdursi in una prigione dopo essere evaso da un’altra per far evadere la figlia? E perché, poi. Visto che tra loro non corre certo buon sangue? Lei ha cercato di farlo uccidere e lui non è mai stato l’esempio del padre modello. Per saperlo bisognerà trovare entrambi, temo.

-Ancora al lavoro, Ben?-

            Candace Nelson mi è arrivata alle spalle senza farsi sentire o forse ero solo troppo concentrato per accorgermi del suo arrivo.

-Voglio chiudere il pezzo e poi andrò a casa.- rispondo, accorgendomi che la redazione è quasi vuota

-Tua moglie finirà col chiedere il divorzio uno di questi giorni.

–Doris è un tipo comprensivo. Tu, invece, che fai?-

-Ho un appuntamento per cena.-

-Non con Richard Fisk, spero.-

            Candace fa una smorfia che non so interpretare.

-Non si è più fatto vivo da quando suo padre è finito nel programma di protezione testimoni.-[7] risponde.

-Quell’uomo non mi convince, Candace.- ribatto.

-So badare a me stessa, Ben.-

            La osservo andar via e spero per lei che abbia ragione. Scaccio il pensiero e torno al mio articolo.

Mi chiamo Ben Urich, sono un giornalista e c’è un giornale da far uscire domattina.

 

In un luogo segreto qualcuno si infila un costume: il costume di Mister Fear. In un angolo, tra altri abiti, il costume di Shock.

-Sono rimasto nell’ombra troppo a lungo.- dice la persona in questione forse tra sé o forse parlando con qualcuno -È venuto il momento di insegnare al mondo il significato del terrore.-

            E Mister Fear, chiunque ci sia sotto la sua maschera, scoppia in una risata.

 

 

FINE SETTIMA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Ehi… finisce così? Non vale. Dov’è il bottino rubato da Mister Fear? Chi c’è veramente sotto la sua maschera? Che fine ha fatto Shock? Tranquilli, avrete la risposta a questi interrogativi ... beh ad alcuni almeno… già dal prossimo episodio. Nel frattempo, ecco alcune note per voi:

1)     Laura Erin Larrabee è liberamente ispirata a Loretta E. Lynch, il vero Procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Est dello Stato di New York. La Procura in questione ha giurisdizione sulla contee di Kings (ovvero Brooklyn), Queens, Suffolk e altre.

2)     Lo Spaventapasseri (o dovremmo dire, Ebenezer Laughton, visto che non indossa mai il suo caratteristico costume?) appare qui dopo essere stato catturato da Occhio di Falco in seguito agli eventi di Occhio di falco MIT 14 3 14 e 15.

3)     La prossima apparizione cronologica di Devil, Bullseye e Dakota North è su Daredevil #4 dell’ottimo Mr. T a cui vi rimando.

Nel prossimo episodio… il ritorno del Gladiatore. E Mr. Fear? Che fine ha fatto? Non avevamo detto che avremmo svelato un po’ di misteri? Calma, calma… c’è spazio per tutti. -_^

 

 

 

Carlo



[1]Come visto negli episodi precedenti.

[2] Nell’episodio #54.

[3] Ne saprete di più in un futuro episodio di Marvelit Team Up.

[4] Per esempio in Daredevil Vol. 1° #63 (in Italia su Devil, Corno 60).

[5] Il terzo Mister Fear.

[6] Su Occhio di Falco MIT #14.

[7] In seguito agli eventi del #50 di questa serie.